Continuiamo a seguire il percorso la permanenza norvegese della torremaurense Miriam, qui il suo primo post: https://www.larinascitadelletorri.it/2020/03/30/una-torremaurense-in-norvegia-il-racconto-di-miriam/
I nostri ragazzi all’ultimo anno del liceo non vedono l’ora di finire con gli esami, da che mondo è mondo. Per festeggiare il conseguimento della tanto agognata maturità organizzano spesso viaggi di classe, di solito al mare, all’insegna dell’Hakuna Matata. Una meritata botta di vita dopo la clausura di inizio estate per preparare il programma (poi scopriranno che la vita universitaria lo prevede almeno due volte l’anno, con le sessioni, ma per il momento è giusto che si divertano e festeggino).
Ma, come sappiamo, è previsto un altro festeggiamento prima degli esami. Questo non ha tanto lo scopo di festeggiare la buona riuscita dell’esame (o la fine di un incubo), ma è l’inizio del conto alla rovescia, cento giorni prima. È una festa di “buon auspicio” per esorcizzare la strizza della prova incombente. O forse è semplicemente una scusa per stare insieme e fare casino. Forse entrambi. Non è insolito organizzarsi di classe per ricavare un po’ di soldi per i cento giorni, e in questo ognuno fa come meglio crede; da chiedere l’elemosina alle altre classi e ai professori, a vendere le torte, a pulire le cantine. In genere comunque, essendo un countdown, i cento giorni si festeggiano nell’arco di un giorno soltanto (in genere…) o al massimo due.
È sempre affascinante mettere a confronto due culture diverse, vedere come ragazzi della stessa età, prima della maturità, ma in paesi diversi, si approccino a festeggiare la fine del liceo. A differenza dell’Italia, ci sono paesi dove i ragazzi si riuniscono solo per un morigerato brindisi, per scambiarsi gli “in bocca al lupo” e per aiutarsi a studiare, finendo tutto nell’arco di una mattinata.
Non è sicuramente il caso della Norvegia.
Lì ogni anno i ragazzi festeggiano con il russetid; chi ha visto la serie Skam originale sa all’incirca in cosa consiste, gli altri possono farsi un’idea continuando a leggere. La tradizione del russ consiste in festeggiamenti smodati prolungati per diversi giorni, solitamente nel periodo di fine maggio-inizio giugno. Le città pullulano di adolescenti con tute a tinta unita (la maggior parte sono rosse, per gli indirizzi umanistici, ma possono essere anche di altri colori a seconda dell’indirizzo del liceo), che bevono, schiamazzano e gareggiano tra di loro a chi ha il pullman più tamarro. Esatto, il pullman. Questi gruppi di ragazzi si organizzano con mesi di anticipo, rimediano i soldi per noleggiare dei pullman con cui andare in giro a fare casino e bere insieme. Non mancano i drinking games che, come si sa, prevedono penitenze; ad esempio fare e immortalare prank in giro per la città, salire sui taxi urlando “segua quell’auto” brandendo una salsiccia, fare a capriole la via che collega il palazzo reale al parlamento di Oslo… l’unico limite è la fantasia e il coma etilico. Ogni gruppo di russ si crea un nome e spesso un “inno” ufficiale, ovviamente le tematiche sono facilmente intuibili.
robabilmente anche questa è una festa di buon auspicio per esorcizzare la strizza degli esami incombenti. O forse è semplicemente una scusa per stare insieme e fare casino. Forse entrambi.
Sfortunatamente, per via del coronavirus, il governo norvegese ha disposto misure seriamente restrittive per il russetid del 2020, con il rischio che salti del tutto, anche se al momento è solo posticipato.
Era prevedibile che i ragazzi non volessero rinunciare a festeggiare, e alcuni si stanno organizzando per farlo nel rispetto delle misure di prevenzione.
Certo, concettualmente è un po’ difficile pensare a come si possano rispettare le distanza sociali in un pulmino con dieci ragazzi ubriachi… ma niente è impossibile.
Miriam Conti
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