Anche la Parrocchia Santa Margherita Maria Alacoque di Tor Vergata sta dando il proprio contributo solidale per la popolazione che necessita di un aiuto. Abbiamo raggiunto il parroco Don Angel e il diacono Riccardo che hanno illustrato a «La Rinascita» come hanno agìto e a quali problematiche hanno dovuto far fronte: «Ci siamo attivati con la Caritas del VI Municipio, con base alla parrocchia San Bernardino di Grotte Celoni, per distribuire pacchi di generi alimentari per dimostrare loro solidarietà e vicinanza in un momento in cui il virus ci ha costretti ad una vita diversa facendoci sperimentare l’annullamento di socialità e – spesso – stare a ‘tu per tu’ con le nostre sofferenze e i nostri disagi», hanno dichiarato il parroco e il diacono.
Disagi e povertà
Il dramma che sta affrontando il Paese si vive amplificato nella periferia di Roma: là dove le contraddizioni di un sistema economico antipopolare come quello che regge e governa le nostre vite (e cioè il capitalismo) emergono chiaramente, nelle periferie mostra il suo volto peggiore. Il territorio a cui deve far fronte la Parrocchia è sconfinato, tano più che attorno ad essa orbitano altre strutture come la Cappella Universitaria San Tommaso d’Aquino, quella del Campus X e quella del Policlinico Tor Vergata.
«Tutto quello che può fare la Caritas, in realtà, è molto poco – affermano Don Angel e Riccardo – il punto non è il pacco alimentare, o meglio, non solo. Il punto centrale è il lavoro. Molte famiglie hanno visto annullate le proprie entrate che prima erano quelle dello stipendio di uno o di entrambi i coniugi: manca la dignità che può dare il lavoro, il senso di riscatto e consapevolezza della persona che ne deriva», quando non è sfruttamento. Proprio a tal proposito, Don Angel racconta di come ci sia un accordo non scritto tra la Cei, il Comune di Roma e il Governo e si sostanzierebbe nella cura dei cosiddetti poveri invisibili, cioè di coloro che non possono neanche accedere ai bonus previsti dai provvedimenti governativi di queste settimane: «ovviamente a coloro che chiedono un nostro aiuto non chiediamo nulla se non il loro nome e cognome, così da poter stabilire un contatto».
Un contatto che riesca ad andare «oltre la singolarità del pacco alimentare e che sia anche di altra natura».
La povertà assoluta, infatti, è aumentata rispetto agli anni passati, come ha documentato la Caritas diocesana di Roma nel rapporto “Povertà a Roma: un altro punto di vista“: «Rispetto al 2007 in 10 anni il numero delle famiglie in povertà assoluta in Italia è più che raddoppiato arrivando nel 2018 a 1 milione e 822mila famiglie (pari a 5 milioni e 40mila individui). Un milione e 260 mila bambini fino a 17 anni si trova in povertà assoluta. Le famiglie in cui la persona di riferimento ha un basso titolo di studio hanno maggiori probabilità di finire in povertà. Aumentano le famiglie in povertà assoluta tra quelle che hanno 3 e più figli (da 15,4 % a 16,6 % nel 2018). Le famiglie più giovani sono quelle più colpite. Nelle famiglie con almeno un componente straniero la percentuale di “poveri assoluti” quintuplica rispetto alle famiglie di italiani».
Il centro di ascolto
Proprio a tal proposito, Don Angel ha dichiarato come «entro la fine del mese di giugno attiveremo un centro di ascolto così da orientare le persone che hanno diritto ai bonus e agli aiuti predisposti dal Governo per far sì che essi si riescano a districare tra le maglie della burocrazia». «La nostra realtà parrocchiale – ha proseguito – è l’unica a non aver un centro d’ascolto e dobbiamo attivarci in tal senso».
Molto spesso «chi non riesce ad entrare positivamente in contatto con la macchina burocratica per avere quello di cui avrebbe bisogno per vivere e di cui ha diritto, si demoralizza, perde aprioristicamente la “battaglia” e si inserisce in logiche torbide di “aiuti” e di “facilitatori”». Che è un’altra via per far sì che il malaffare entri in contatto con gli strati popolari, già provati dalla crisi e dal virus che ha privato loro dell’impiego.
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Antonio Leone
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