“Mai stati in B“, rivendicano orgogliosi i tifosi dell’Inter che, dopo Calciopoli, restano l’unico club di blasone a non aver mai conosciuto il declassamento di categoria nel girone unico. Di blasone, appunto, ma non l’unico in generale. Negli anni in cui nella Capitale esisteva un microcosmo di realtà molto fitto alle spalle di Lazio e AS Roma, prima ancora della Lodigiani che si era imposta per quasi due decenni come terza squadra del lotto, c’era un club che poteva vantare una perfezione immacolata nel suo cammino.
Negli anni Settanta a Roma il tracollo dell’impiantistica sportiva era ben al di là dal venire e per piccole realtà organizzate con la forza delle idee non era una chimera pensare di arrampicarsi fino alla Serie C. Negli anni 70 il Gruppo Sportivo Banco di Roma viveva la sua nascita ufficiale con l’iscrizione al campionato di Prima Categoria 1970/71, organizzandosi dopo un’attività amatoriale che andava avanti dal dopoguerra. Questo perché l’istituto di credito che finanziava il club aveva deciso di puntare forte sulle sponsorizzazioni sportive, anni d’oro in cui i club potevano contare su sostenitori di manica larga. Il Banco di Roma sarà campione d’Italia, d’Europa e del Mondo di basket tra il 1983 e il 1985 sponsorizzando la Virtus, ma in pochi ricordano il piccolo capolavoro sportivo costruito nel mondo del calcio.
Il Banco di Roma inizia nel campionato 1970/71 con Biagio Del Vecchio presidente, Fernando Sallustri come direttore sportivo e Otello Leonori in panchina. Il fiore all’occhiello era l’impianto, di proprietà della banca: il Centro Sportivo Settebagni divenne ufficialmente “Banco di Roma” e poteva ospitare fino a 7000 spettatori, con una tribuna che all’epoca non aveva nulla da invidiare neanche a certe realtà che si erano spinte fino alla Serie B.
Dopo un ottavo posto interlocutorio, nella stagione 1971/72 il Banco vinse il campionato di Prima Categoria ed approdò in Promozione (all’epoca massima categoria regionale, col campionato di Eccellenza istituito solo all’inizio degli anni Novanta). Un nono e un quarto posto, poi l’anno della svolta fu il 1974/75. Secondo dietro la Fortitudo Campidoglio, il Banco ottenne la Serie D e la sua prima ribalta interregionale grazie alla rinuncia dei primi della classe, che lasciarono il titolo sportivo previa cessione di qualche giocatore eccellente pagato dalle ricche casse del Banco (all’epoca si usava così).
Ma la prima grande giornata di gloria del Banco di Roma andò in scena il 29 giugno 1975. Allo stadio Olimpico si disputa la finalissima di Coppa Italia tra Fiorentina e Milan, ma prima è previsto “l’antipasto” dei dilettanti: la fase Nazionale di Coppa Italia Dilettanti vede infatti scendere in campo il Banco di Roma, e la Larcianese, club toscano della provincia di Pistoia. Da Larciano arrivano 2000 supporters toscani, un terzo di un paese di 6000 abitanti. In porta per la Larcianese c’è lo storico portiere della Lazio Idilio Cei, che a 38 anni giocherà l’ultima partita della sua carriera nel “suo” stadio.
A vincere sarà però il Banco, che si prenderà la gloria e il suo primo titolo ufficiale ai tempi supplementari con una doppietta del suo bomber, Massimo Magni. A restare nella storia fu però la semifinale di quell’edizione di Coppa Italia Dilettanti. La Larcianese era passata battendo l’Allumiere, impedendo così una finale tutta laziale. Il Banco di Roma vinse invece a tavolino perché lo stadio di Settebagni fu scosso dai disordini dei tifosi dell’Angri. Il club della provincia di Salerno subì una dura squalifica, i fatti sono testimoniati da un video di TeleAngri che mostra un clima infuocato ma anche la bellezza dell’impatto del Banco, uno dei pochi in tutta Italia con campo in erba tra i Dilettanti.
Il primo campionato di Serie D del Banco di Roma si chiude con un eccellente quinto posto, ma la stagione 1975/76 regala un altro appuntamento speciale: all’epoca i vincitori dei trofei dedicati ai Dilettanti di Italia e Inghilterra si sfidano nel doppio confronto della Coppa Ottorino Barassi, denominata anche Coppa delle Coppe di Lega italo-inglese. Alla finale con la formula del doppio confronto andata-ritorno, partecipavano le vincenti della Coppa Italia Dilettanti e della FA Amateur Cup (1968-74) o della Seconda Divisione dell’Isthmian League (1975-76).
Sfortunatamente, il Banco non riuscì a vincere né a segnare un gol nella sua prima finale Europea contro lo Staines Town. Ko 0-1 in casa il 27 settembre 1975, nella finale d’andata disputata allo Stadio Olimpico (il sito dello Staines Town parla addirittura di 70.000 spettatori presenti!). Di sicuro il 7 ottobre 1975 furono riempiti tutti i 2500 posti di Wheatsheaf Park, casa del club inglese a Staines-upon-Thames, per la finale di ritorno che vide il Banco di Roma soccombere con un ko per 0-2.
L’avventura del Banco di Roma continua ad alti livelli in Serie D: terzo nella stagione 1976/77 alle spalle di Latina e Frosinone, quarto nella stagione 1977/78 che è quella di una nuova svolta. Viene istituito il campionato di Serie C/2 e si allargano i quadri del calcio professionistico italiano: per un solo punto in classifica il Banco si prende il quarto posto, soffiandolo al Frosinone, e sale in C assieme ad Almas, Lupa Frascati e gli abruzzesi dell’Avezzano.
La prima storia Serie C/2 viene vissuta con Giacomo Losi in panchina ed Enrico Mazzari alla presidenza. In squadra ci sono i gioielli Angelo Crialesi ed Antonio Tempestilli: saranno entrambi ceduti all’Inter, il primo arriverà in Serie A con il Catania, il secondo esploderà nel Como per poi consacrarsi con la Roma. Il punto fermo è il jolly Sergio De Luca, c’è il talentuoso centrocampista Augusto Nomirelli e la bandiera Leonardo Acori, che vestirà ininterrottamente la maglia del Banco dal 1976 al 1983, per poi diventare allenatore (la promozione in Serie B del Rimini il suo successo più rilevante). Il Banco si salva agevolmente anche grazie ai 10 gol messi a segno da Crialesi, dopo la vittoria per 1-0 sul Giulianova del 23 aprile 1979 la squadra molla un po’ gli ormeggi ma mantiene 3 punti a fine campionato sull’Avezzano terzultimo e retrocesso.
La stagione 1979/80 sarà la migliore della storia del Banco di Roma. Decimo posto in classifica nel girone D di Serie C, pur con soli 2 punti di vantaggio sulla la prima delle retrocesse, il Riccione. Crialesi è sempre il bomber, poi il sopra citato trasferimento all’Inter e il passaggio di consegne con Giacomo La Rosa, che nella stagione 1980/81 realizzerà 12 reti. Originario di Messina, La Rosa torna a chiudere la sua carriera nella Capitale dove ha vestito prima la maglia della Roma, poi quella della Lazio dove nel 1973 mancò per un soffio a Napoli, all’ultima giornata, la rete che sarebbe valsa almeno lo spareggio-Scudetto contro la Juventus. Il Banco chiude tredicesimo, con la salvezza ottenuta nelle ultime due giornate: 3-1 al Montecatini a Settebagni e punto della tranquillità in casa della Cerretese, retrocesse il Casalotti ko ad Avezzano. Non c’è più Giacomo Losi in panchina, il club inizia la stagione allenato Giuseppe Tamborini per poi passare sotto la guida dell’ex difensore anni 50 della Roma Amos Cardarelli, confermato come tecnico anche per la stagione successiva.
Il club del presidente Giuseppe Di Nicola nella stagione 1981/82 soffre in un girone C dominato dalle toscane, con Siena e Rondinella promosse. Fiorenzo Castellani realizza 8 gol in campionato, il Banco chiude terzultimo a quota 30 punti, affiancato dalla Frattese e dalla Sangiovannese: sarà quest’ultima a retrocedere per la classifica avulsa sfavorevole, il Banco sarà al sicuro grazie al pareggio di Montecatini all’ultima giornata.
Nella stagione 1982/83 il Banco di Roma viene inserito nel girone D di Serie C/2, passando dunque ad affrontare lunghe trasferte, soprattutto in Sicilia. In panchina si farà registrare il cambio della guardia tra Giorgio Bravi e Vincenzo Polselli, che salverà la squadra dodicesima a fine stagione, in una bagarre con sette squadre racchiuse in due punti tra il decimo e il sedicesimo posto che sarà fatale alla Palmese. Per i capitolini sarà decisivo il rush finale, con 3 vittorie consecutive contro Frattese, Potenza e Casoria e un pari a Marsala nelle ultime quattro giornate.
Il campionato viene vinto dal Messina: la prima trasferta della stagione 1982/83 il Banco di Roma la disputa proprio allo stadio “Celeste”, perdendo 3-1: sarà mattatore un piccolo, imprendibile attaccante che a dispetto di una corporatura non statuaria, segnerà con uno stacco di testa che 8 anni dopo sarà replicato, facendo esultare una Nazione intera, nella prima sfida contro l’Austria per l’Italia nei Mondiali del 1990. Stiamo ovviamente parlando di Totò Schillaci.
Nel Banco di Roma 1982/83 brilla la stella di un giovane talentuosissimo: un diciannovenne di San Nicandro Garganico, in provincia di Foggia, Rocco Pagano: non avrà la carriera che probabilmente in molti avrebbero pronosticato per lui, ma a Pescara diventerà una specie di istituzione negli anni d’oro di Galeone. Paolo Maldini, uno da 5 Coppe dei Campioni in bacheca delle quali due alzate al cielo da Capitano, che di partite ne ha giocate di discrete, dirà: “Il giocatore che ho faticato di più a marcare in carriera? Che domande, Rocco Pagano!” Sfide gli dedicò un bellissimo servizio sulla Rai.
Il 1983 chiude il sipario sulla storia del Banco di Roma. A sorpresa, ma nello stesso anno, mentre la squadra timbra la salvezza a Marsala, la squadra di basket sponsorizzata dalla banca si laurea Campione d’Italia. La pallacanestro sembra garantire una visibilità internazionale a fronte di minori investimenti e così i cordoni del Banco si stringono per sempre per il calcio e si allargano per il basket. Resteranno una Coppa Italia, una finale europea e un ideale passaggio di consegne come terza squadra della Capitale alla Lodigiani, proprio nel 1983 promossa dalla Serie D con una grande festa al campo Francesca Gianni, nella sfida finale contro l’Orbetello.
Fabio Belli
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