«Che fine hanno fatto il muncipio e il Comune di Roma?»
Questa è la domanda che si pongono le organizzazioni che hanno dato vita al Cccp (Coordinamento comunista casilino prenestino)».
Nel nostro municipio, «già impoverito da decenni di abbandono e crisi politica», le domande per i cosiddetti buoni pasto sono state elevatissime, come pure avevamo riportato nelle scorse settimane: «basti pensare che il 15% delle richieste di tutta la città di Roma sono state concentrate nel nostro municipio: una persona su dieci ne ha fatto richiesta»
Si sta parlando, affonda il Coordinamento: «di quelli che vengono definiti impropriamente “buoni pasto” ma che in realtà sono bonus alimentari» di cui ne sono stati evasi solamente circa 9.000 a fronte delle 27.500 domande richieste.
«La prassi burocratica istituita tra le segnalazioni del Municipio e la consegna dei bonus da parte del dipartimento del Comune di Roma, ha causato questa insostenibile situazione: in un territorio già messo a dura prova dal coronavirus, in una situazione di fragilità economica e sociale tra le più esasperate della città, la politica è sparita», denuncia il Cccp, «si lasciano intere famiglie nel disagio e nella solitudine».
«Chiediamo – conclude il comunicato – che siano date risposte certe e rapide a tutte le famiglie in difficoltà, che il rimpallo tra Municipio VI e Comune di Roma non generi altri ritardi. La politica ritorni ad avere quel ruolo di indirizzo per le politiche sociali (e non solo) ricostruendo quei rapporti e quelle reti sociali per fare in modo che nessuno venga lasciato indietro. Fuori da ogni slogan. Per fare in modo, infine, che non si scelga invece la strada della “gestione di minima” in vista delle elezioni: il territorio e la popolazione sono in estrema difficoltà!»
Questa è la domanda che si pongono le organizzazioni che hanno dato vita al Cccp (Coordinamento comunista casilino prenestino)».
Nel nostro municipio, «già impoverito da decenni di abbandono e crisi politica», le domande per i cosiddetti buoni pasto sono state elevatissime, come pure avevamo riportato nelle scorse settimane: «basti pensare che il 15% delle richieste di tutta la città di Roma sono state concentrate nel nostro municipio: una persona su dieci ne ha fatto richiesta»
Si sta parlando, affonda il Coordinamento: «di quelli che vengono definiti impropriamente “buoni pasto” ma che in realtà sono bonus alimentari» di cui ne sono stati evasi solamente circa 9.000 a fronte delle 27.500 domande richieste.
«La prassi burocratica istituita tra le segnalazioni del Municipio e la consegna dei bonus da parte del dipartimento del Comune di Roma, ha causato questa insostenibile situazione: in un territorio già messo a dura prova dal coronavirus, in una situazione di fragilità economica e sociale tra le più esasperate della città, la politica è sparita», denuncia il Cccp, «si lasciano intere famiglie nel disagio e nella solitudine».
«Chiediamo – conclude il comunicato – che siano date risposte certe e rapide a tutte le famiglie in difficoltà, che il rimpallo tra Municipio VI e Comune di Roma non generi altri ritardi. La politica ritorni ad avere quel ruolo di indirizzo per le politiche sociali (e non solo) ricostruendo quei rapporti e quelle reti sociali per fare in modo che nessuno venga lasciato indietro. Fuori da ogni slogan. Per fare in modo, infine, che non si scelga invece la strada della “gestione di minima” in vista delle elezioni: il territorio e la popolazione sono in estrema difficoltà!»
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