Nel corso della giornata di ieri, 29 maggio 2020, si è riunito il consiglio d’amministrazione di Acea. L’assemblea ha staccato un assegno da 165 milioni di euro agli azionisti privati, lasciando ai cittadini gli aumenti delle tariffe. Ancora una volta si socializzano perdite con la mano sinistra mentre con quella destra si privatizzano i guadagni per pochissime persone. «Quest’anno i dividendi ammontano a circa 165 milioni di euro – denuncia il Comitato romano acqua pubblica (Crap) – addirittura il 10% in più rispetto all’anno scorso. Un dato che fa rabbrividire se contestualizzato con l’attuale situazione di estrema difficoltà economica e sociale in cui vivono milioni di persone», senza contare i conguagli di cui abbiamo già parlato nel corso delle precedenti settimane.
L’assegno milionario staccato agli azionisti privati «fa rabbrividire anche perché è la stessa Acea ad affermare che le perdite globali della rete idrica dell’ATO 2 del Lazio sono pari al 44%», ovvero, ogni «100 litri della rete idrica, 44 vanno perduti».
La “soluzione” di Acea
Per l’azienda, denuncia sempre il Crap, far fronte ad una situazione del genere si tradurrebbe nella costruzione di un impianto «di potabilizzazione dell’acqua del Tevere e non piuttosto di un piano di ristrutturazione degli acquedotti». Tevere, insomma. Questa la “soluzione”. La cui acqua cristallina e la sporcizia – ormai mitica – hanno suggerito l’idea per il film Lo chiamavano Jeeg Robot: il regista ha ipotizzato, infatti, che ci potessero essere barili, non ben identificati né conservati, colmi dii materiale radioattivo che hanno conferito una forza sovrumana al ladruncolo Enzo Ceccotti. Anzi, Hiroshi Shiba.
Il bilancio
Dalla lettura del bilancio dell’azienda emerge che per il periodo 2019 il risultato netto è stato di circa 284 milioni, pari al 5% in più dell’anno precedente. In base a tale risultato il dividendo a favore degli azionisti e pari a 0,78 centesimi di euro per azione.
Parliamo di milioni, però, non di centesimi, da dividersi tra gli azionisti.
Nel precedente articolo denunciavamo la questione dei conguagli chiedendoci se non fosse più opportuno un congelamento, data la pandemia dovuta dal Nuovo Coronavirus, Acea risponde con 165 milioni di euro. La crisi c’è, ma solo per chi vive vite reali.
Ovviamente Acea non prende nanche in considerazione la richiesta della tariffa di quarantena a tutela delle fasce più deboli, già avanzata dal Crap in un comunicato in cui si legge «riallaccio tutte le utenze domestiche disalimentate e ancora oggi senza accesso alla fornitura d’acqua», «lo stop alla distribuzione dei dividendi per il 2020» e l’istituzione della «tariffa di quarantena, ossia l’applicazione della tariffa agevolata alle utenze domestiche fino al termine della crisi, evitando quindi che le famiglie si trovino a dover pagare adesso bollette più elevate a causa della forzata permanenza a casa, o domani salati conguagli».
Hic manebimus optime
Nella riunione a porte chiuse di ieri vengono divisi gli utili mentre i nostri soldi vengono spartiti in investimenti in America Latina. In tutto questo baillamme post coronavirus, il Comune e la Sindaca Virginia Raggi tacciono. Roma Capitale, è sempre utile ribadirlo, è azionista al 51% di Acea. Azienda e comune fanno orecchie da mercante e finta di non sapere di aver prodotto utili per molti anni. Fanno finta di non conoscere l’esito del referendum abrogativo del 2011, che produce un vincolo per il legislatore/amministratore.
Ma con l’articolo 4 del decreto legge del 13 agosto 2011 n.13821, il Governo ha tentato di reintrodurre la concorrenza nella gestione dei servizi pubblici. L’atto è stato impugnato da alcune regioni, la Corte Costituzionale rispose ma da allora, come un qualsiasi Arsenio Lupin avrebbe fatto, ci sono stati diversi e diffusi tentativi legislativi di modificare l’esito del voto referendario. In questa sede ricordiamo, uno per tutti, lo Sblocca Italia.
Non arretriamo dell’idea che l’acqua rappresenti un diritto alla vita e allo sviluppo delle comunità umane: deve poter essere accessibile a tutti. E che, soprattutto, Acea deve poter essere una sorta di “cassaforte pubblica della città” non la dependance di interessi privati.
Roberto Catracchia
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