I collaudi e i motivi della chiusura serale
Dopo due mesi e mezzo di chiusura alle 21:00 della tratta San Giovanni-Malatesta, i collaudi della linea C entrano nel vivo: dal 13 luglio al 7 dicembre tutta la linea chiuderà anticipatamente. In particolare alle 20:30 partirà l’ultimo treno da Pantano a cui seguirà alle 21:00 l’ultima corsa da San Giovanni. Dopo tali orari saranno in strada le navette delle due linee sostitutive: la linea MC San Giovanni-Pantano che, seguendo via Casilina, collegherà l’hub di scambio con la metro A alle stazioni della tratta Centocelle-Pantano, e la linea MC3 che da San Giovanni coprirà le stazioni intermedie Lodi, Pigneto, Teano, Gardenie, Mirti e Centocelle.
Questo periodo di chiusura anticipata si è reso necessario a causa dei collaudi notturni del tronchino del pozzo 3.3 di via Sannio, una piccola tratta di circa 300 metri. Tale sezione permetterà ai treni della linea C di invertire agevolmente la marcia, consentendo ai convogli di passare da un binario all’altro. Oggi, infatti, la prima croce di scambio è posizionata tra le stazioni di Teano e Malatesta, costringendo la marcia a binario banalizzato nella tratta Malatesta-San Giovanni: in pratica i viaggiatori delle stazioni intermedie scelgono indifferentemente il binario a seconda del primo treno utile per il capolinea desiderato.
Limiti e potenzialità dell’infrastruttura
Questa modalità di esercizio limita la frequenza massima ammissibile sulla linea a 9 minuti, in quanto ciascuno dei due binari della tratta Malatesta-San Giovanni può essere occupato da un treno alla volta. L’attivazione della croce di via Sannio, prevista per il primo trimestre del 2021, permetterà di superare tale vincolo, consentendo di sfruttare l’infrastruttura al pieno della sua potenzialità. L’incremento di frequenza tuttavia potrebbe essere impedito da un altro fattore limitante: lo scarso numero di treni.
Oggi il parco della linea C conta di 13 convogli, a cui si aggiungeranno altri 2 previsti con la consegna della tratta via Sannio-Fori Imperiali/Colosseo. C’è da dire che, tuttavia, già nel marzo 2018 il governo uscente aveva stanziato 36,4 milioni di euro per ulteriori 4 convogli, rimasti tutt’oggi inutilizzati dal Comune.
Le inadempienze del Campidoglio
Questa ed altre inadempienze del Campidoglio, hanno spinto Metro C scpa, il Contraente Generale della linea C, a scrivere al governo invocando l’intervento di un commissario straordinario. Sebbene infatti sia passato un anno dall’annuncio della ripresa dello scavo delle talpe, ferme sotto via dei Fori Imperiali, e il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti abbia reso disponibili le somme necessarie da 7 mesi, la prosecuzione della linea C a piazza Venezia è ferma a causa della mancata variazione del bilancio capitolino.
Fintantoché le talpe non ricominceranno a scavare (per poi essere estratte in un secondo momento nel futuro cantiere di piazza Venezia), non sarà altresì possibile smobilitare il campo di alimentazione dei macchinari nella stazione dell’Amba Aradam. Questo campo di alimentazione a sua volta impedisce il completamento della stazione, per la quale il Campidoglio non ha ancora definito l’istruttoria della variante archeologica a seguito del ritrovamento della Domus del Centurione.
Ritardi che si sono tradotti con uno slittamento di circa su anni sulla data di apertura della tratta San Giovanni-Fori Imperiali, che forse vedrà la luce col Giubileo 2025.
E dopo piazza Venezia?
Nel dicembre 2019 il Comune ha ottenuto 10 milioni di euro per scongiurare lo stop delle talpe, e nel corso di quest’anno saranno richiesti i finanziamenti per completare il quadro economico della stazione Venezia.
Sebbene il 12 maggio 2018, all’alba dell’inaugurazione della stazione di San Giovanni, la Sindaca abbia affermato di voler dare seguito al prolungamento della linea fino alla Farnesina, ad oggi non ci sono atti formali. La revisione del progetto della cosiddetta tratta T2 Venezia-Clodio/Farnesina non è mai partita. La società che se ne sarebbe dovuta occupare, la partecipata Roma Metropolitane, è stata posta in liquidazione da parte del Comune senza ben sapere a chi affidare le funzioni di progettazione delle infrastrutture.
L’inserimento della linea C tra le opere nazionali strategiche del DL Semplificazioni e la prossima tornata elettorale romana potrebbero tuttavia ribaltare completamente lo scenario. Insomma, il futuro della linea C dopo piazza Venezia è ancora tutto da scrivere.
Carlo Andrea Tortorelli
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