Il Bloomberg Billionairs Index mostra la ricchezza dei più ricchi d’America e del Mondo determinando, indirettamente al contempo, il divario sociale negli Stati Uniti rivelato durante la prima metà del 2020. La prima parte dell’anno è stata segnata dall’irruzione nella vita pubblica e politica della pandemia da Covid-19 e nel grafico si osservano varie disparità a seconda del settore sociale.
Il metodo dell’indice realizzato da Bloombergs è quello di una classifica giornaliera delle persone più ricche del mondo: «‘Bloombergs News’, nel calcolare il patrimonio netto, si sforza di fornire i calcoli più trasparenti disponibili e ogni singolo profilo miliardario contiene un’analisi dettagliata di come viene conteggiata la fortuna di quella persona», così come riportato in calce all’indice.
Secondo uno studio della Federal Reserve, pubblicato giovedì 8 ottobre 2020 dall’agenzia ‘Bloomberg’, i 50 americani più ricchi ora possiedono quasi la stessa ricchezza della metà della popolazione statunitense.
I “trilionari”
Il Covid-19 sta aumentando la spaccatura economica a favore di una piccola classe di miliardari, mentre milioni di persone devono fare i conti con la disoccupazione, l’impiego sempre più saltuario e, non da ultimo, l’affrontare la morte e le infezioni da Covid-19.
I nuovi dati della Federal Reserve statunitense, consentono di ampliare lo sguardo sulla questione della ricchezza negli USA a partire dalla prima metà del 2020: i dati mostrano forti disparità per etnia, età e classe. «Mentre l’1% più ricco degli americani ha un patrimonio netto combinato di 34,2 trilioni di dollari, il 50% più povero – circa 165 milioni di persone – detiene solo 2,08 trilioni di dollari, o l’1,9% di tutta la ricchezza familiare», è quanto riporta ‘Bloomberg News’.
Le 50 persone più ricche degli Stati Uniti, nel frattempo, “valgono” quasi 2 trilioni di dollari, secondo il Bloomberg Billionaires Index, «con un aumento di 339 miliardi di dollari dall’inizio del 2020».
Tanto per capirci: un trilione equivale a un miliardo di miliardi. Un milione alla terza. Una cifra con così tanti zeri che è quasi difficile anche solo poterla immaginare.
La pandemia ha arricchito pochissime mani e accentrato la ricchezza in ancora meno persone, socializzando le cosiddette perdite, la disoccupazione e la povertà. Mentre i camion dell’Esercito trasportavano le bare nel bergamasco, Jeff Bezos si sfregava le mani tante erano le persone che stavano acquistando tramite Amazon nel periodo di chiusura totale, il cosiddetto lockdown.
Tanto per capirci: un trilione equivale a un miliardo di miliardi. Un milione alla terza. Una cifra con così tanti zeri che è quasi difficile anche solo poterla immaginare.
Aumentano le diseguaglianze e la disparità: negli USA e nel Mondo
Il Covid-19 ha reso ancora più evidente la diseguaglianza negli Stati Uniti e nel Mondo, il nostro Paese non ha fatto eccezione: la perdita di posti di lavoro che colpisce quasi totalmente la maggior parte degli strati popolari, così come le infezioni da Covid-19, mentre una parte consistente di plurimiliardari all’annuncio dell’Oms che dichiarava “pandemia” il nuovo Coronavirus, se l’è svignata – letteralmente – andando a trascorrere il lockdown su atolli polinesiani o di loro proprietà da qualche parte tra i due Oceani. Nel frattempo molti professionisti della classe medio-alta, strettamente legata all’andamento del mercato azionario statunitense, hanno continuato a lavorare da casa vedendo incrementare i loro conti dopo che la Fed e il Tesoro statunitense ha iniettato stimoli all’economia ma, soprattutto, rivolti ai mercati. L’1% più ricco degli USA possiede più del 50% delle azioni di società e fondi comuni di investimento, mostrano i dati della Federal Reserve. Il successivo 9% più ricco possiede più di un terzo delle posizioni azionarie, ovvero il 10% più ricco degli americani possiede più dell’88% delle azioni.
Le 50 persone più ricche degli Stati Uniti hanno aumentato i loro profitti di 339 miliardi di dollari dall’inizio del 2020
In un giorno +13 milardi di dollari, la giornata tipo di Jeff Bezos, proprietario di Amazon
I dati della Fed mostrano anche che la generazione Millennial, nata tra il 1981 e il 1996, controlla solo il 4,6% della ricchezza degli Stati Uniti nonostante rappresenti una massa enorme della forza lavoro: 72 milioni di persone. E la parte della torta che possiedono gli afroamericani ha le stesse dimensioni di 30 anni fa. Lo stesso presidente della Fed Jerome Powell lo ha confermato, secondo quanto riporta ‘Bloomberg News’: «La pandemia sta ulteriormente acuendo le divisioni nella ricchezza e nella mobilità economica», ha dichiarato il presidente avvertendo che la ripresa del paese si indebolirà senza ulteriori aiuti governativi. «Un lungo periodo di progressi inutilmente lenti potrebbe continuare ad esacerbare le disparità esistenti nella nostra economia».
Coloro le cui fortune sono legate alle società tecnologiche, dello shopping, dell’intrattenimento e della socializzazione online, sono stati tra i maggiori beneficiari dell’economia durante il Covid-19. Ad aprire la strada in tal senso è il fondatore di Amazon, Jeff Bezos. La sua fortuna, la più grande del mondo, è aumentata del 64% nel 2020, pari a 195 miliardi di dollari. Solo mercoledì 7 ottobre 2020 Bezos ha aggiunto un “+” alla sua ricchezza netta pari a 5 miliardi di dollari. In un solo giorno del mese di luglio i suoi ricavi netti sono stati +13 miliardi di dollari.
I dati mostrano, ancora, come i bianchi americani posseggano l’83,9% della ricchezza della nazione, rispetto al 4,1% delle famiglie di discendenza africana: la quota di americani bianchi sul totale è leggermente diminuita man mano che la nazione diventa più diversificata ma i neri americani possiedono la stessa percentuale del 1990.
Quando parliamo ogni giorno del dramma sanitario in atto, delle morti silenziose e terribili senza il conforto delle persone care, teniamo anche uno sguardo d’insieme sulla natura della società capitalista. Perché la radice di tutto sta lì. Ripartire dai bisogni dei malati e della salute significa chiamare in causa l’intero ordine sociale, ben al di là di un virus. Ricordiamocelo per quando tutto sarà finito. Quando dovremo presentare loro il conto.
L’irrazionalità di quel che viene definito “il migliore sistema possibile”
Pare evidente, alla fine di tutti i dati e dei fatti che abbiamo snocciolato nell’articolo, come l’irrazionalità del sistema capitalistico sia evidente e sotto gli occhi di tutti. A fronte di una maggiore concentrazione della ricchezza in pochissime mani, gli Stati europei e mondiali tagliano interi settori dedicati a centinaia di milioni di persone, ovvero scuola e sanità. La pandemia ha portato a galla tutte le contraddizioni del sistema capitalistico endemicamente malato. Nello stesso periodo in cui in Italia si tassava senza fine la sanità pubblica, quella privata o convenzionata veniva finanziata con 15,8 miliardi di euro (attorno al 2000). Nel 2016 aumentava a 31,5 miliardi di euro e in quegli stessi anni stava già dilagando il taglio e la soppressione degli ospedali, dunque dei posti letto: circa 30.000, così come le postazioni di terapia intensiva. Già nel 2004 il convegno internazionale di Trieste sulla medicina d’urgenza denunciava la drammatica carenza dei posti di terapia intensiva negli ospedali italiani, che stavano al di sotto del 3%, un terzo della media europea. Nei tredici anni successivi quella soglia è stata ulteriormente tagliata al ribasso. Prendere atto di queste contraddizioni e dell’irrazionale realtà in cui viviamo deve essere la priorità del nostro vivere e agire quotidiano.
Le onde del mercato, altrimenti, ci daranno sferzate continue e faranno annegare l’imbarcazione in cui siamo che già fa acqua da tutte le parti. Le imbarcazioni dei capitalisti di casa nostra, però, non sono mica quelle “bucate”.
Marco Piccinelli
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