Abbiamo già scritto sul tema dell’uso pericoloso della paura da parte dei media già qualche tempo fa.
Ma oggi, a che punto siamo? Nella discussione pubblica del nostro paese, si è fatto qualche passo avanti? Abbiamo gestito la paura e l’abbiamo incanalata verso messaggi positivi?
Facendo una brevissima rassegna stampa dei principali quotidiani sembrerebbe proprio di no.
Anzi, abbiamo salito un gradino, se non due, verso la paura collettiva.
Oggi il Covid, inizia a bussare alle nostre porte, mentre qualche mese fa era solo un paura enorme, ma vista ancora con distanza, spaventosa e lontana. Oggi chiunque ha avuto un amico/parente/conoscente positivo al virus o in quarantena cautelativa o ne ha almeno sentito parlare. I numeri sono cresciuti e la paura di contagiare le persone più fragili ci assale con una forza mai vista da quando ci stiamo scontrando con questa realtà.
Tutti i mezzi di informazione puntualmente analizzano fino allo sfinimento il periodo che stiamo attraversando riportando tutte le tragedie, con lo stesso stile con cui vengono trattati i casi di cronaca nera, descrivendo con dovizia di particolari, la situazione nei nostri ospedali con foto, filmati della fila di ambulanze fuori dal pronto soccorso di Napoli, o di Varese.
E della mancanza di medici (ah, i famosi numeri chiusi nelle Università!)
La pura cronaca si tramuta in feroce reprimenda per i cittadini: che non rispettano le regole (non che non sia vero, intendiamoci, alcuni non le rispettano! Alcuni non le vogliono capire); che si assembrano, che non portano la mascherina! Ah – signora mia – che popolo siamo! Noi italiani siamo un caso disperato! E chi se ne importa se all’estero stanno molto peggio di noi.
Scrivevamo: “Crediamo che spingere in questo modo sulla paura, con dati che buoni non sono, invece di “spaventare” le persone e cercare di far utilizzare loro i mezzi di difesa adeguati, possa scaturire esattamente l’effetto contrario e spinga ad ingrossare le fila dei negazionisti.”
Siamo ancora di questo avviso.
La paura sul cui fuoco soffiano i dati giornalieri che sono pessimi (con l’aiutino di qualche titolo, che favoriscono una lettura del tutto tragica), e il continuo richiamo alla situazione irrisolvibile da parte dei mass media, generano ansia ed appunto spingono chi riceve queste notizie lì dove non dovrebbero andare.
La cosa più assurda è che quotidiani che hanno sostenuto tagli, privatizzazioni alla sanità, sostenendo i vari governi che hanno votato e realizzato questo scempio, e che gli battevano le mani all’epoca, ora si meravigliano della situazione.
Proprio la situazione sanitaria, con ospedali pieni ed Asl in preda a problemi di tracciamento che oramai sono a tutti evidenti aggiungono a questo clima anche una disorganizzazione nel fare tamponi tempestivi, con risposte in tempi corretti e generando una confusione con tutti gli enti con cui si trovano a collaborare (soprattutto le scuole subiscono quarantene infinite! I risultati dei tamponi arrivano dopo giorni e giorni prolungando il periodo di quarantena in maniera spropositata!)
Poi ci sarebbe quella questioncina delle strutture private che fanno i tamponi in convenzione che hanno ricevuto la visita dei Nas, perché il prezzo non era in realtà proprio in convenzione, anzi.
I padroni della sanità intanto stanno appostati, fanno il minimo sperando in tempi migliori. Chissà quando la politica deciderà di bussare alle loro porte per risolvere il problema degli ospedali? Magari stavolta, senza pagare a loro i servizi pubblici essenziali. Ci sarebbe il motivi di riportare sotto al pubblico un bel pezzo di sanità privata!
Ricapitolando nella nostra mente abbiamo una centrifuga fatta di messaggi dai mezzi di informazione solo negativi, caos nell’interpretazione delle norme anti-covid, e strutture sanitarie allo stremo, confusione generalizzata. Proprio un bel mix.
La confusione, il non capire, il non comprendere i motivi spaventa, come riassunto nel bellissimo monologo di questi giorni di Edoardo Leo.
Recuperiamo la lucidità ed il coraggio, ne abbiamo bisogno, non ci facciamo trascinare.
Distanziamento, mascherina e un po’ di ironia!
Eros Mattioli
Be First to Comment