Mitragliare il senso comune
Dopo mesi di emergenza sanitaria siamo arrivati ad un bivio per la tenuta generale della nostra Repubblica: stiamo attraversando un contesto pieno di rischi e insidie che richiede scelte di campo da parte di tutte le istituzioni al fine di assumere decisioni politiche senza ulteriori indugi.
La domanda che viene qui posta è semplice e diretta: chi deve pagare questa crisi? Quei 400 mila super ricchi residenti d’Italia che vedono, anche nel 2020, aumentare fatturati, ricchezza, patrimoni e investimenti o chi ha perso il lavoro o l’attività? Chi deve pagare la ricostruzione post Covid? Chi alza la saracinesca del proprio negozio o chi investe in borsa e paga trattenute fiscali allo stato più basse di chi impila mattoni e lavora la malta?
Mentre poniamo questa riflessione, torna alla mente la frase di quel tale che recita più o meno così: «Se vi dico che ho una pistola in mano, nel secondo e terzo periodo del racconto devo assolutamente sparare». Non si tratta di essere il Clint Eastwood della Casilina ma c’è da sparare a salve, pacificamente, contro il lamento degli ingiusti. Qui non ci sono 44 Magnum né evochiamo squadre speciali anticrimine: siamo attivisti, giornalisti dunque non ne abbiamo né competenze, né vocazione.
Chi scrive vive in questo mondo e opera in esso: vede troppe persone con le proverbiali “pezze” nel fondoschiena, piccoli proprietari di casa o lavoratori autonomi spaventati dall’idea di una tassa sulla ricchezza. In particolare quella paura diventa un assist a favore di chi ha guadagnato cifre astronomiche anche durante la pandemia. E di nuovo c’è da caricare il caricatore con la domanda da cui siamo partiti e fare letterariamente “fuoco”: chi deve pagare questa crisi? Quei 400 mila super ricchi residenti d’Italia che vedono, anche nel 2020, aumentare fatturati, ricchezza, patrimoni e investimenti o chi ha perso il lavoro o l’attività? Chi deve pagare la ricostruzione post Covid? Chi alza la saracinesca del proprio negozio o chi investe in borsa e paga trattenute fiscali allo stato più basse di chi impila mattoni e lavora la malta?
C’è chi vuole ristori, aiuti, sostegni in tempi di crisi ma non è conseguente con l’idea che senza redistribuzione della ricchezza e giustizia sociale, tutto ciò sarà impossibile da realizzare. Viviamo in una società strabica: spendiamo milioni di parole sui ritardi e sulla burocrazia dell’amministrazione pubblica ma neanche una su come ricostruire uno Stato degno di essere chiamato tale. Nel particolare si nasconde il diavolo, come dice il proverbio, siamo malati di noi stessi e del nostro mondo: non alziamo gli occhi sulle fatto che il Covid-19 ci dice che nessun luogo è lontano dalla pandemia planetaria, nessuno Stato può reggere e avere un futuro senza sanità, ricerca, scuola, trasporti e servizi pubblici efficienti.
E tutto questo non te lo dà il mercato, la borsa o le multinazionali.
Abbiamo bisogno di “mitragliare” il senso comune dominante e dobbiamo dire al governo che non c’è fondo europeo in sé (con soluzione catartica) se nel contempo non si rilancia un’idea di giustizia sociale e ambientale. Dobbiamo precisare che non sono i ricchi che creano ricchezza, ma la massa che ogni mattina si alza e va a lavorare. Altrimenti perché i ricchi (non solo in momenti di crisi) richiedono di continuo aiuti allo Stato? Sono domande ingenue o il riflesso della sudditanza dell’esecutivo nazionale e regionale ai cosiddetti “poteri forti” mentre molti paesi d’Europa introducono nuove tasse ai ricchi?
Insistiamo nel sostenere e indirizzare al Governo una cosa chiara: c’è da aprire il vaso di Pandora, volenti o nolenti, della super ricchezza. Tutt’Italia, tutto il resto d’Italia, dei lavoratori, dei giovani e delle donne hanno già dato. Lo straccio della condizione umana non si può più strizzare: ormai da anni è liso e consunto. Non intraprendere questa via si tradurrà, lentamente, in una sempre più devastante guerra tra le parti più deboli delle società. Se questo avverrà, l’autostrada per una svolta autoritaria sarà il frutto della vostra insipienza: la storia avrà chiaro il giudizio da dare su questa drammatica fase temporale della nostra nazione e dei suoi eventuali responsabili.
Roberto Catracchia
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