L’attuale gestione mercantile della salute in Occidente, da parte delle multinazionali del farmaco, assume giorno dopo giorno un carattere apertamente arrogante: siamo di fronte ad un sistema privatistico che impone prezzi e procedure di distribuzione del vaccino con modalità e tempi tipici di chi vuole fare selezione e discriminazioni sulla pelle dell’umanità tutta. La sua cupidigia mette a rischio la tenuta sociale del pianeta, il suo agire è una forma aggiornata di squadrismo mercantile da “colletti bianchi”, e lo fa, pur senza marciare e usare gli scarponi del Terzo Reich, per calpestare sotto il suo tallone violento, ieri la razza e oggi la classe o il censo inferiore di turno. La storia odierna sarà ricordata con il timbro della svastica 2.0? L’obiettivo dell’industria del settore non è solo spremere la sanità pubblica, ma attraverso l’emergenza sanitaria utilizzare il suo potere coercitivo, per travolgere istituzioni. mass media, governi, e enti nazionali, e sovranazionali.
In questi ultimi giorni, con estrema evidenza sta emergendo una realtà che per mesi è stata sapientemente nascosta soprattutto nel cosiddetto mondo occidentale: adesso si scopre che il problema non sono le mascherine o i monopattini, che non è in vigore la dittatura sanitaria ma semplicemente che le leggi del mercato capitalista regnano e decidono chi si può curare e chi no, chi riceve subito i vaccini e chi no.
I medici nazisti nei campi di concentramento non hanno avuto i mezzi attuali per attuare i loro piani di sterminio di massa, adesso lo strapotere di alcuni oligopoli farmaceutici usa altri mezzi per imporre non solo il prezzo, ma il suo potere illimitato. Il suo potere ora marcia con il passo sicuro e alla faccia della trasparenza insieme all’Unione Europea stipula un contratto per il farmaco anti covid-19 e poi ottiene la segretazione delle condizioni contrattuali. Ricordiamo che il piano industriale della società Usa è un investimento di 2 miliardi a fronte di 18 miliardi di incassi e proventi.
Siamo di fronte ad una novità? No. Mass media, governi e opposizione da anni fanno finta di non sapere cosa è già successo con l’epatite C. Ad esempio, da un decennio la vicenda della malattia infiammatoria del fegato, è trattata in modo discrezionale e selettiva e per gli alti costi la cura non è garantita a tutti. Quando si afferma il primato dell’economia sui diritti inviolabili dell’uomo tra cui il diritto alla salute, si lascia il pianeta colmo di bare e di fosse dei cimiteri da riempire. Il loro scopo è perseguire il mero profitto, scollegato da qualsiasi responsabilità morale, tutto ciò non soltanto ci sottrae la nostra umanità, ma mette a repentaglio la nostra prosperità e la tenuta sociale del pianeta. Ad un certo livello il profitto diventa cupidigia.
Ad un certo grado di sviluppo l’agire senza vincoli è squadrismo mercantile e se tutto ciò è avvenuto con il farmaco antivirale dell’epatite C, che coinvolge in tutto il mondo circa 100 milioni di persone, con il coronavirus che coinvolge tutto il pianeta cosa sta accadendo: in termini di accesso o esclusione alle cure; in termini di bilanci sanitari nazionali; in termini di nuovi ricchi e nuovi poveri? Prendiamo il caso dell’Inghilterra, l’antivirale dell’epatite C costa al sistema sanitario nazionale oltre 40 mila euro per paziente. Risultato su un totale di 160 mila pazienti solo 10 mila ricevono adeguate cure. Gli altri mettono mano al loro portafoglio personale o “ciccia e eterne liste d’attesa”, come si dice a Roma.
In Italia la situazione non è migliore, tolti i casi gravi, per gli altri abbiamo costi complessivi per circa 60 mila euro per fare tutto il ciclo di cura. Possiamo dire che: negare a dei pazienti un salvavita equivale ad una sentenza di morte? Con l’attuale virus si sta ripetendo puntualmente l’effetto speculativo già avvenuto con l’epatite C in scala planetaria. E se il prezzo esorbitante dei farmaci azzoppa i sistemi sanitari, oltre che a danneggiare i pazienti, poco male; diversi governi, come quello italiano e inglese, si sono portati molto avanti per conto loro su quella strada con i ripetuti tagli al budget della sanità.
E se il sistema pubblico diventerà insostenibile, come molti pronosticano (e sperano), ci penseranno le assicurazioni a garantire le cure ai benestanti (purché non troppo malati o troppo anziani). E gli altri si metteranno in fila ad aspettare, come sta succedendo già ora con la cura dell’epatite C. Se questo sono le premesse, del dominio del mercato sulla salute, anche per curare il corona virus ci dobbiamo attrezzare in termini di mobilitazione, rivendicazione e contestazione dell’inerzia dei governi e soppratutto della UE e dell’Oms.
Non ci dobbiamo far ingannare dai negazionisti del virus, dalle soluzioni facili e rapide, dalle tifoserie tra governo e opposizione. Un futuro di pace e democrazia si garantisce solo se si fanno scelte di Campo chiare e nette. Come è avvenuto per l’Aids e la battaglia di Mandela per l’autoproduzione del farmaco, per garantire la gratuità della cura alla popolazione Sudafricana. Una lotta vincente del Leader della RSA e una battaglia che continua in India sempre con l’epatite C. Anche Nuova Dehli è da tempo tempo impegnata in uno scontro legale con il colosso Americano dei farmaci, ma intanto si produce il farmaco ad 1 dollaro invece di 600 dollari a flacone, come preteso dalla multinazionale Yankee.
In Italia e Europa c’è qualcuno che prende in mano questa lotta di civiltà? In Asia, oppure ad Cuba si producono il loro flacone, mentre l’Europa non collabora con questi paesi e addirittura li minaccia e gli intima di non produrre a basso costo il vaccino.
E qualcuno ancora dice che ricordare la nascita e il centenario del Partito comunista italiano è un atto di nostalgia…
Roberto Catracchia
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