Il giorno 20 giugno si terranno a Roma le primarie del PD, e codazzo a seguito, per decidere il candidato sindaco che rappresenterà la coalizione il prossimo autunno alle elezioni comunali, nonché per designare i candidati presidenti dei quindici municipi. Stiamo parlando di un evento voluto soprttutto dal PD, come una pratica di coinvolgimento popolare in linea con una società moderna e in corsa verso la felicità e la crescita economica. Su questa ultima affermazione, ci scuserete per la nostra ironia, ma sono eventi già visti negli ultimi venti anni e che si ripetono anche dopo il Covid: mentre avanza la più grave crisi economica e sociale dal lontano dopoguerra. La persona non va a votare per dire “no” allo sblocco dei licenziamenti o per dire “si” ad un piano governativo per il rilancio del lavoro pubblico e privato o di nuove assunzioni. Tutto quello si discuterà altrove. C’è da ridere, da scherzare, anche se ci sarebbe da piangere. La coalizione e le ambizioni personali sono sacre e inviolabili sono sempre poste davanti a tutto, anche se arrivano uragani e tormente.
Si voterà, infatti, una persona. Ci si divide sulle singole persone candidate e si lasciano buchi regolamentari nell’esercizio del voto che permetteranno incursioni e raid sopra tutto ai naturali avversari politici al fine di spostare l’asse del risultato elettorale. Da giorni negli ambienti della controparte politica si spiffera, come in passato, di mandare persone a votare alle primarie del centro sinistra per condizionare l’esito del voto finale.
A chi scrive [ma anche al comitato di redazione tutto n.d.r] le primarie fanno pena: tolgono a militanti e iscritti la potestà di contare, si allarga falsamente la platea dei votanti che non diventano altro che truppe cammellate del candidato di turno, il quale mostrerà i muscoli agli altri della coalizione, al fine di rivendicare interessi parziali e personali spacciandoli come generali. Continuare a non vedere gli errori del passato e ripeterli ci sembra puro masochismo politico. Alla destra viene data la possibilità di scegliersi il candidato più debole per il centro sinistra e cosi vincere a mani basse, basta vedere la vicenda del libro della Meloni e i relativi protagonisti del recente caso mediatico che ha solo favorito il vittimismo della Giorgia-nazionale. Oppure, come valutare politicamente le incursioni e ambizioni di candidatura alle primarie di un distributore seriale di pacchi per i poveri, con tanto di sponsor multimilionario e relative cambiali future da pagare a carico della collettività tutta? Lo spettacolo in corso nel sesto municipio è in pieno svolgimento e, nel frattempo, le 30 mila persone che hanno perso il lavoro nel 2020 nel nostro territorio, o coloro i quali hanno avuto bisogno di aiuti e assistenza, non vedono nessun candidato proporre uno straccio di proposta per lavoro, diritti, dignità.
Arrivano i vichinghi, ma niente panico “ci sono le primarie”.
Roberto Catracchia
Le primarie si fanno nei circoli solo con gli iscritti al partito
è stato cambiato il regolamento? a noi risulta che sono aperte anche ai non iscritti.
La vigilia delle primarie del Centro sinistra si annunciano infuocate di polemiche. Come prefigurato nell’articolo abbiamo il primo candidato escluso dalla corsa a presidente del municipio, per rigetto delle firme raccolte, e per non essere riconosciuto come appartenente naturale alla coalizione di centro sinistra. Cosa altro aggiungere, dopo il nostro articolo sulle primarie, il tafazzismo all’interno della coalizione non finisce mai! Poi se gli dici che sono i migliori alleati inconsapevoli della Meloni si arrabbiano!