Le parole contano.
E bisogna saperne contare tante per scegliere quelle giuste.
Un uomo ieri a Voghera è stato ucciso da un colpo di pistola. L’uomo che portava l’arma dichiara dapprima che il colpo è partito per errore, poi che ha sparato per legittima difesa. Saranno le persone preposte a valutare i fatti.
Un uomo ieri è stato ucciso da un colpo di pistola. La notizia è stata però per tanti, troppi: colpito un marocchino, un vagabondo, uno senza permesso di soggiorno, un irregolare.
Le parole contano.
La vita di una persona è diversa. La vita di una persona conta in modo diverso.
Quando vedo le immagini di persone su barconi, in mezzo alla neve, nel deserto.
Quando vedo le immagini di corpi ammassati come cose, dentro stanzoni, ai confini di paesi civilizzati, o davanti ad filo spinato.
Quando vedo queste immagini, cerco e non trovo giustificazione.
Guardo tutte quelle persone e non posso dare nome a nessuna di loro.
Sono: migranti, senzatetto, nomadi. Non posso dare nome a nessuno di loro.
Sono: massa. Solo massa. Impossibile dare un nome ad ognuno di loro.
E tutto questo è folle, tremendo, assurdo. E tutto questo deve far pensare, riflettere, ragionare.
Trattare le persone come massa, informe e senza nome,
Ma ieri è stato un ucciso un uomo. Non il rappresentante di un gruppo, di una massa, di una porzione di umanità. Ieri è stato ucciso Youns El Boussetaoui, 39 anni.
Le parole contano. I nomi contano.
Serena Damiani
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