Conto e non mi sembra possibile. Ogni giorno, una donna. Ogni giorno una donna uccisa, ferita, maltrattata, abusata.
“Si erano appena separati”, “Lei non voleva più stare con lui”, “Aveva denunciato ma nessuno le ha creduto”. Un marito, un ex marito, un convivente, un fidanzato, un vicino, un uomo che la voleva.
Conto e non mi sembra possibile. Ogni giorno una donna. Ogni giorno una donna paga per aver detto il proprio no, per aver espresso la propria volontà, per aver dichiarato cosa voleva e non voleva. Ogni giorno una donna paga per aver parlato.
Ho appena finito di leggere il libro di Christina Dalcher “Vox”. L’inizio del libro è diretto e chiaro. Cento. Sono cento le parole che ogni donna ha disposizione ogni giorno. Cento e non di più. Un braccialetto conta le parole, alla cento ed uno il braccialetto rilascia una piccola scossa che aumenta se aumentano le parole. Le donne, per il buon funzionamento della società, non possono parlare. Non più di cento parole al giorno. Le donne si occupano della casa, dei figli, del marito. L’uomo lavora. A scuola le bambine imparano a contare, perché servirà per fare la spesa. Niente libri, niente lettura, niente parole.
Ho letto questo romanzo distopico, bello ed originale, un po’ per caso. E mentre leggevo di donne senza parole, leggevo le notizie sui giornali.
E la voce delle donne mi è sembrata ancora più importante. La voce dei no delle donne mi è sembrata ancora più significativa.
La voce delle donne. Perché oggi per molte donne, parlare è un atto di coraggio. Dire no al proprio compagno, marito, ex o vicino di casa è un atto di coraggio.
E allora scarpe rosse e voce. Voce alta per dire no, per dirlo insieme a tutte quelle donne che hanno provato a dirlo, insieme a tutte quelle donne che vorrebbero dirlo ma non possono.
Serena Damiani
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