Gli uomini parlano tanto ma rispondono poco. Anzi pochissimo.
Sto per riprendere il progetto “I sogni delle donne sono grandi” pubblicando storie di altre donne. Mi piace questo progetto. Mi piace questa condivisione. Mi piace sognare insieme.
Un progetto al femminile.
Ma un lavoro sulle donne, ho sempre pensato, è giusto che si confronti anche con voci maschili. Voglio trovare il modo di condividere con gli uomini una determinata e consolidata quotidianità femminile. Cerco così sui giornali, interviste a donne famose nel campo della scienza, dell’arte, della letteratura. Seleziono alcune domande, le metto una dopo l’altra e confeziono un “esemplare di intervista a donna famosa”. E poi le giro al maschile. Le domande vanno così da:
– hai mai usato la tua mascolinità nel tuo lavoro?
– Una curiosità sulla tua vita privata. In casa come ti vesti? Cucini? Sei un uomo panterone o gattino?
– Ti seguo da tempo e posso affermare che sei un vero uomo con le ovaie. Ma è stato difficile trovare il giusto compromesso fra mascolinità e lavoro?
Suonano strane, vero? Così strane che decido di inviarle a un po’ di uomini e chiedere loro di rispondere alle domande o commentare un’intervista del genere.
Scelgo con attenzione gli uomini ai quali inviare l’intervista. Li conosco. Persone colte, intelligenti, socialmente o politicamente impegnate. Di tanti messaggi inviati, pochissime le risposte. Ma proprio poche poche.
Mentre scrivo queste righe, mi viene in mente un libro di Rebecca Solnit si intitola “Gli uomini mi spiegano le cose”. Il titolo dice tutto.
Rifletto. Di donne, a molti uomini, va di parlare se sono loro a spiegare, condurre, indirizzare. Partecipare ad un progetto, dove viene chiesto “solo” di confrontarsi su alcuni stereotipi, non interessa più di tanto.
Non credo che la mia sia un’idea geniale e stravolgente. Ma una piccola occasione per dialogare e raccontarsi, sì, lo può essere.
Ora però mi viene un dubbio. E se l’intervista li avesse coinvolti così tanto che da settimane e settimane, sono lì che leggono e rileggono le domande, basiti e stupefatti? Li immagino con la penna sospesa a mezz’aria e lo sguardo interdetto: ma davvero alle donne fanno certe domande?
Chissà. Forse è così. Forse tra qualche giorno sarò inondata dalle loro risposte. Forse.
Intanto grazie a tutti gli uomini che mi hanno risposto. A breve inizierò a pubblicare.
… e se qualcuno leggendo questo mio post, vuole partecipare, me lo faccia sapere.
Serena Damiani
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