«Con la lista “Verdi e Sinistra” abbiamo fatto una scelta di campo per battere le destre e insistere, anche in regione Lazio, sui temi del lavoro, della tutela dell’ambiente, della difesa dei più deboli», è quanto dichiarato dal consigliere capitolino Alessandro Luparelli (Sinistra civica ecologista) a margine dell’incontro del 6 febbraio [2023] all’Hotel FlyDeco di Ostia. L’evento di presentazione del progetto “Lazio 2023” si è svolto alla presenza dei consiglieri della lista sopracitata (dunque presente anche Michela Cicculli) insieme agli esponenti Ferdinando Bonessio e Guglielmo Calcerano di Europa Verde, rispettivamente consigliere in Assemblea Capitolina e assessore al X municipio.
La lista comunale “Sinistra civica ecologista” si presenterà, dunque, unita al cartello elettorale “Verdi e Sinistra” puntando su Claudio Marotta, candidato di punta ex componente del Centro sociale “La Strada” di Garbatella e già attivista del movimento di lotta per la casa “Action”.
Ma non si tratta della lista “Alleanza Verdi e Sinistra” delle politiche: quella è già acqua passata.
La lista che supporterà il candidato del Partito Democratico alle prossime elezioni regionali (12 e 13 febbraio
2023) non sarà quella che pure prevedeva nel nome e nell’accostamento cromatico le parole “Verdi e Sinistra”. Stavolta c’è anche la formazione politica di Pippo Civati (Possibile) in calce al simbolo.
Per utilizzare le parole di Gabriele Maestri (docente all’università “Roma Tre” e curatore del blog “I simboli della discordia”), il simbolo “Verdi e Sinistra” in supporto alla candidatura di D’Amato: «merita un po’ più di attenzione e un esercizio di memoria». Perché? Detto, fatto: il nome è praticamente identico ad “Alleanza Verdi e Sinistra” «che ha corso alle politiche (e che corre in Lombardia)».
A Roma l’alleanza si è spezzata e ha diviso in due Sinistra Italiana, che già non godeva di buona salute, sostituendo il partito di Fratoianni con quello di Civati: «lo stesso simbolo era inutilizzabile[…] – si legge ancora sul blog di Gabriele Maestri – Europa Verde conquista così più spazio, mentre sotto spunta, in un segmentino color lampone pastello, il riferimento a Possibile. Il riferimento alla sinistra rimanda all’esperienza cittadina di Sinistra civica ecologista, ma anche un po’ a Sinistra ecologia libertà (il carattere non è identico, ma lo ricorda)».
La parola “sinistra” in questo caso non sta per “Sinistra Italiana” e i candidati del partito di Fratoianni sono nel contenitore denominato “Polo progressista – Civici per Bianchi presidente” con tanto di marchiatura in calce al logo: “di sinistra & ecologista”.
C’è pure la “e commerciale” (&), come per i barattoli di pelati in offerta al supermercato.
Una storia di odi et amo che sembra non finire mai, quella dell’opportunismo della sinistra socialdemocratica e ambientalista: da quando ci fu il pasticcio del primo simbolo di Sel con le tre “pulci” (i “simbolini”) del Partito socialista italiano (Psi), dei Verdi e del raggruppamento europeo Gue/Ngl. La costruzione del cartello elettorale capitanato da Nichi Vendola si sgretolò in un pugno di ore dopo l’annuncio: il Psi aveva annunciato che avrebbe aderito al Pse; l’allora Federazione dei Verdi dopo la vittoria di Bonelli al congresso riprese il percorso in autonomia e il tutto si frantumò nel giro di poco tempo.
Pezzi del Psi, dei Verdi decisero di rimanere in Sel e diedero vita al progetto che si concluse a seguito delle elezioni del 2013: nonostante l’elezione di un manipolo di deputati e senatori la cosa non andò più avanti. Tanto che la tessera di Sel nel 2010 sarebbe stata anonima come questa.
Tutto torna. Per anni dal campo della sinistra socialdemocratica, ecologista e dei radicali, sono state lanciate accuse rivolte alla sinistra radicale e comunista perché la sola presenza di partiti afferenti ad alternative di sistema (faucille et marteau : jamais!) avrebbe fatto vincere la destra. Si diceva, favorendola di sottobanco.
Eppure c’è sempre chi è più opportunista di qualcun altro e ora le liste che rivendicano il medesimo sottobosco culturale-ideale sono due e (stavolta sì!) vanno a dividere l’elettorato che fino a poco prima aveva premiato “l’alleanza” (Avs) che ha composto gruppi parlamentari comuni e che si presenterà comunque alle elezioni lombarde con il medesimo simbolo di settembre.
Finché c’è opportunismo c’è speranza, per chissà quali – e quanti – altri, esperimenti fallimentari.
L’ironia della sorte (amara beninteso) è quella per cui ad oggi si trova più a destra chi un tempo indossava le magliette dell’Esercito Zapatista (e dava corpo al movimento per la lotta all’abitare) mentre è fuori dall’alleanza col Partito Democratico il soggetto politico che più è incline all’alleanza con esso.
Marco Piccinelli
Be First to Comment